sabato 30 marzo 2013

Il traduttore, professionista freelance


Un nuovo post dedicato all'appuntamento aperiodico con il quale tentiamo di indagare le professioni del web. Nel primo articolo di questa serie abbiamo parlato del web copywriter; oggi, invece, ho scelto di parlarvi della figura del traduttore, un mestiere che ben si presta a legarsi alla rete e che penso valga la pena di indagare nel dettaglio.



Il traduttore

Il traduttore è un professionista che si occupa di tradurre un testo da una lingua all'altra. Il suo lavoro è fondamentale perché ci consente di leggere contenuti che, altrimenti, non sarebbero alla nostra portata. I suoi compiti principali, però, non si limitano alla sola traduzione del testo, ma anche alla sua revisione.

Tradurre un contenuto significa renderlo comprensibile e ugualmente efficace in un'altra lingua, senza modificare le intenzioni del suo autore. Questa professione può essere legata anche al web. Infatti, sempre più spesso, i traduttori sono chiamati a occuparsi di contenuti destinati alla rete trovandosi a rapportarsi con le regole specifiche del web writing.

Per lavoro mi capita spesso di dedicarmi a traduzioni per il web, essendo io bilingue ed avendo anche studi linguistici alle spalle. Dunque, vorrei illustrarvi il metodo che solitamente seguo quando traduco un testo:
  • preparazione specifica rispetto all'argomento di cui ci si deve occupare (analisi del linguaggio tecnico, espressioni tipiche, e così via);

  • attività di traduzione vera e propria che ritengo dovrebbe essere svolta step-by-step (lettura, analisi e comprensione del testo, traduzione e rielaborazione, se necessario);

  • triplice revisione: lessicale (coerenza e correttezza), formale (punteggiatura e sintassi), contenutistica (chiarezza e comprensibilità del messaggio).

Questo penso sia un valido percorso da seguire per tradurre un testo che, se destinato al web, deve chiaramente seguire le regole apposite non solo a livello di formattazione, ma anche di ottimizzazione dei contenuti.

Vizi e virtù del traduttore

Ho cercato di individuare le caratteristiche che un bravo traduttore dovrebbe possedere. Ovviamente questa lista non è esaustiva ed è passibile di integrazioni e modifiche. Ecco i 10 punti che ho rinvenuto, ve la sentite di aiutarmi ad ampliarli?
  1. Conoscenze linguistiche approfondite;

  2. curiosità;

  3. passione per la comunicazione, sia orale che scritta;

  4. attenzione ai dettagli;

  5. zelo;

  6. conoscenza consolidata delle tecniche di scrittura;

  7. conoscenza consolidata delle tecniche di editing;

  8. capacità di comprensione;

  9. capacità di rielaborazione dei contenuti;

  10. passione per lo studio e l'approfondimento.


Come diventare traduttore

Fare il traduttore significa possedere tutta una serie di competenze e conoscenze specifiche che permettono al professionista di rendere un testo comprensibile e chiaro un una lingua diversa da quella di origine.

Se questo mestiere vi incuriosisce o se avete deciso di farne la vostra attività principale, di seguito trovate 5 consigli che penso si riveleranno utili.

#1 – Rendersi disponibili agli scambi culturali

Il traduttore non è un semplice appassionato del linguaggio. Egli, infatti, è un individuo curioso e attento, interessato ad altre culture. Occuparsi di traduzione presuppone non solo la conoscenza di una lingua straniera, ma anche della sua cultura di appartenenza. Per questo il professionista dovrebbe sempre rendersi disponibile agli scambi culturali, non perdendo nessuna occasione per entrare in contatto con la società, gli usi e i costumi del popolo che sta studiando.

#2 – Pensarsi come uno strumento nelle mani dell'autore

Questa affermazione non piacerà a tutti i traduttori, ma sono convinta che questi professionisti dovrebbero assumere un preciso atteggiamento. Il loro compito, infatti, presuppone che si mettano al servizio dell'autore del testo che traducono, cercando di rielaborarlo in modo corretto, senza però cambiare le intenzioni e il messaggio del suo autore.

#3 – Evitare atteggiamenti critici verso il testo

Quando si traduce un contenuto, spesso, può capitare di non trovarsi d'accordo con l'autore, oppure di essere eccessivamente critici verso le sue scelte stilistiche. Questo atteggiamento può danneggiare notevolmente il professionista, che rischia di provare frustrazione per il suo lavoro. Meglio concentrarsi sul messaggio da veicolare, sulla necessità di renderlo comprensibile ai lettori.

#4 – Mettersi nei panni del lettore

Tradurre un testo significa renderlo fruibile ad un pubblico ben preciso. Questo fa sì che il professionista debba porre al centro della sua attività il lettore, il destinatario del suo lavoro. In questo senso è bene mettersi nei suoi panni, soprattutto in fase di revisione quando il traduttore dovrebbe preoccuparsi non solo della coerenza lessicale e formale del testo, ma anche dell'immediatezza del contenuto.

#5 – Sviluppare la propria sensibilità

Come abbiamo già detto poco sopra, il traduttore deve rendere un concetto in un'altra lingua mantenendo la stessa intenzione ed efficacia volute dall'autore. Per questo è necessario che disponga di una buona dose di sensibilità, per comprendere davvero quale sia la soluzione più fedele e convincente.


Letture consigliate

Un interessante guest post di Gabriella Gentile per il blog Brain Food di Gianni Davico. Nell'articolo si analizza la situazione del mercato delle traduzioni.


E voi, cosa ne pensate?

Quali pensate siano le doti principali di un traduttore? E perché questa figura è importante per le aziende? Vi capita spesso di leggere traduzioni poco convincenti? Quali sono gli errori di traduzione che rinvenite più spesso?

Image by: dogmadic (stock.xchng)

6 commenti:

  1. Non sono d'accordo sul punto 7: il traduttore traduce e l'editor fa l'editing.

    E neanche sulla parola "rielaborazione": mi è capitato diverse volte di trovare traduzioni indecenti, parole inventate, perfino parolacce messe in bocca a Jack London che non le aveva usate, frasi mancanti nel romanzo I pilastri della terra e via dicendo.

    Non ho capito il punto 3 dei consigli: non è compito del traduttore criticare un testo. Il traduttore deve limitarsi a tradurre. Non è uno scrittore e, anche se lo fosse, ognuno ha il proprio stile.

    Io sono particolarmente avvelenato coi traduttori, proprio per le eccessive libertà che hanno preso in alcuni romanzi letti. E chissà quante me ne sono sfuggite.

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    1. Ciao Daniele,
      io credo che un traduttore dovrebbe avere conoscenze almeno di base dell'editing. Questo gli permette di svolgere il suo lavoro in modo più completo, consegnando un prodotto finale completo e coerente. Chiaro, l'editing spetta all'editor, ma il traduttore dovrebbe tradurre in modo efficace, al fine di facilitare il lavoro dell'editor stesso.

      Rielaborare un frase significa renderla in una lingua diversa nella forma più adatta, mantendendo le intenzioni dell'autore. Non è uno stravolgimento del testo che, però, va sempre riadattato. Una traduzione letterale scorrevole e corretta è pressoché impossibile da fare.

      Sul punto 3 la pensiamo allo stesso modo, infatti dico di evitare atteggiamenti critici verso il testo e di limitarsi a rendere la traduzione nel modo più fedele e corretto possibile.

      E hai ragione: spesso i traduttori si prendono molte, troppe, libertà. Questo, però, penso dipenda proprio dalla loro volontà di sostituirsi all'autore. Un errore che gli fa perdere di vista l'obiettivo centrale del loro lavoro.

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    2. Infatti molte volte ho questo sospetto: che il traduttore voglia sostituirsi all'autore.

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    3. In effetti, credo che questo rischio esista. È pieno di traduzioni letterarie di bassa qualità e quel che è peggio è che il lettore, che non può leggere quel testo in lingua originale, nemmeno ha modo di accorgersene.

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  2. Sono una traduttrice, dedicatami negli ultimi anni più che altro all'editing. Quando si studia la traduzione e il processo cognitivo che vi è alla base, si comprende come il traduttore è tutto, recettore di un testo di partenza (cosa che implica un minimo grado di interpretazione propria, trattasi di un essere umano) e produttore di un testo di arrivo.

    Tradurre è riportare ad un lettore di lingua B quello che è scritto nella lingua A. Il traduttore non può maneggiare a suo piacimento quel testo, deve recepirlo nella lingua A, ma deve anche, e questo spesso non si tiene in conto, riprodurlo in una lingua B. Parlo quindi di PRODUZIONE di un testo, che sia sì fedele all'originale, ma che "funzioni" perfettamente nella versione tradotta (sia da un punto di vista linguistico che culturale)... come se fosse un testo scritto da zero.

    Insomma, vi posso assicurare che imparare a fare il mestiere del traduttore ti insegna, anche ed inevitabilmente, a scrivere!

    Purtroppo ciò non è spesso considerato, portando il focus del lavoro del traduttore più sulle conoscenze linguistiche che su quelle di editing.

    Peccato!

    PS: il problema delle cattive traduzioni in giro è tutto un altro discorso. Il mestiere del traduttore sarà tra quelli più improvvisati su questo mondo!

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    Risposte
    1. Ciao Caterina,
      benvenuta sul blog! :)

      Il tuo è un mestiere tutt'altro che semplice, questo è certo. Hai fatto bene a indicare la duplice natura del traduttore, che è sia recettore che produttore. Converrai con me che esistono differenti branche a cui far risalire l'attività della traduzione e che è possibile effettuare delle distinzioni sostanziali a seconda della natura del testo su cui si lavora.

      Per esempio, se un contenuto destinato al web si presta certamente ad essere riprodotto (e, quindi, riadattato sia da un punto di vista stilistico che fornale), nel caso della narrativa, invece, non penso si possa lavorare più di tanto sotto il profilo culturale.

      In quel caso credo che le intenzioni originarie dell'autore siano assolutamente da rispettare e da rendere con lo stesso vigore nella lingua di destinazione.

      Quando in elenco indico le competenze di editing come necessarie, lo faccio perché conosco da vicino rinomati percorsi accademici del settore che non contemplano corsi del genere. E credo che questo finisca per generare, spesso, dei tecnici della lingua non del tutto completi.

      Detto questo, è chiaro che si tratta di un mestiere fondamentale che ci permette di fruire di contenuti ai quali, altrimenti, non avremmo accesso. Anche il problema dell'improvvisazione esiste, come in molte altre professioni purtroppo, causando conseguenze che rischiano di svilire l'intero comparto.

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